Forse questo è un titolo un po’ forte, ma questo era il messaggio di alcune donne nigeriane in un film che abbiamo visto venerdì all’addestramento dei partner istituzionali di Tampep. Nel film le donne hanno parlato delle loro esperienze in Italia. Vi racconto una delle loro storie. Una ragazza,che chiameremo Cristina era di una famiglia povera di sette figli di Benin City, Nigeria. Ha detto alla sua famiglia che sarebbe voluta andare in Europa per poterli aiutare. Ha conosciuto il suo trafficante in Nigeria, e lui lei ha spiegato quanto sarebbe costato il viaggio e tutti i documenti necessari e che avrebbe fatto la babysitter per una famiglia in Italia. È partita per Lagos nel sud della Nigeria con un paio d’altre donne. È stata lì per due settimane, poi in un altro paese africano per altre due. Ha attraversato Mali, Algeria ed altri paesi per nove mesi prima di arrivare in aereo in Francia. Quando è arrivata in Italia ha scoperto quale sarebbe stato il suo lavoro: prostituzione. Doveva viaggiare fra Napoli e Madrid per un cliente ma non ha mai visto i soldi guadagnati da queste prestazioni; non sapeva quanto riceveva il suo trafficante, ne quindi quanto rimaneva del suo debito. Alla fine Cristina è riuscita a trovare assistenza in un Centro di Permanenza Temporanea.
I CPT in questo momento sono al centro di una grande polemica in Italia. Si può vedere nella foto di sotto delle scritte che ho trovato su un muro a Torino : “fuoco ai CPT.”
I cpt vengono descritti come “isole staccate.” Altri dicono che sono peggiori delle prigioni. Nel 2004, la Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Uniti ed il governo italiano hanno affermato il loro impegno a fornire la massima trasparenza possibile su quel che accadenei cpt. Gruppi come Amnesty International e Medici Senza Frontieri, tuttavia, continuano a documentare maltrattamenti in questi centri e chiedono “perché chiudere le porte, se all’interno è tutto ok?” Non solo alle organizzazioni internazionali, ma anche a quelle italiane (ad eccezione della Croce Rossa) è stato ripetutamente negato l’accesso a questi centri, anche per svolgere lavoro umanitario.
Nel cpt, Cristina decise di non voler tornare in Nigeria, non voleva creare problemi alla sua famiglia. Un giorno qualcuno nel cpt ha dato istruzione a tutti di compilare un modulo per l’identificazione. Non sapeva che aveva firmato il suo rimpatrio in Nigeria… Alla fine del film, dopo aver sentito tutte le storie di Cristina e di altre donne, tutte tornate in Nigeria, una di esse ha detto “non andare lì (Italia). Godono a vederti soffrire. Vogliono distruggerti.”
Malgrado questo messaggio deprimente, nutrivo ancora speranze dentro me alla fine del giorno perché tutti questi partner istituzionali erano venuti ad imparare di più sul traffico delle persone da Tampep. All’addestramento c’erano persone della polizia, dei carabinieri, dei CPT, dei centri di ricerca, della Croce Rossa che volevano sapere meglio come identificare le vittime della tratta e come poterle aiutare di più. Infatti, all’inizio del giorno hanno individuato alcune parole chiavi per esprimere le loro esperienze, numerose o meno, con le vittime della tratta. Hanno riconosciuto la paura delle donne, la loro fragilità, il pregiudizio, la condizione di schiavitù come ostacoli che impediscono alle ragazze e alle donne di chiedere aiuto e alle istituzioni di poter dare loro una mano.
Questo messaggio del film mi ha fatto pensare a come il traffico delle persone sia parte del fenomeno più grande della migrazione. Mi ha fatto pensare che sia un peccato che tante persone vedono adesso l’Italia come un paese di sfruttamento. Anche per molti immigrati in Italia che non erano trafficati, soprattutto per i clandestini, la migrazione è assai dura. La migrazione, tuttavia, può essere anche e ancora un’opportunità meravigliosa per molti. Come si possono regolare alcuni aspetti apparentemente contrastanti per creare un programma migratorio non solo in Italia, ma in tutto il mondo, più giusto, è una domanda dalla non facile risposta. Come possiamo fornire opportunità e cancellare lo sfruttamento? Uno dei partecipanti dell’addestramento ha ricordato a tutti che il traffico non è un’operazione semplice. Il traffico coinvolge molte persone… non si può denunciare e punire solo una persona o un gruppo, ma si devono studiare e conoscere bene le reti attraverso le quali si lucra sulla vendita delle persone. Mentre Tampep aiuta le vittime e cerca attraverso programmi di prevenzione di arginare lentamente il fenomeno, c’è ancor più lavoro da fare nel campo giudiziario Per questo, Tampep ha reso un servizio enorme alle vittime del traffico attraverso quest’addestramento per i partner istituzionali.
Posted By Michelle Lanspa
Posted Jun 18th, 2009