Quando hanno annunciato ad Omaha (dove ho trascorso due settimane per andare a trovare la mia famiglia) che il mio volo da Omaha a Chicago era stato cancellato, sapevo che quel giorno sarebbe stata una catastrofe. Sapevo che se avessi preso un volo più tardi avrei perso la coincidenza da Chicago a Washington, e quindi il volo da Washington a Londra, e anche il volo da Londra a Milano. Quando ho chiamato l’agenzia turistica con la quale ho comprato i miei biglietti e mi hanno detto che avrei dovuto aspettare due settimane prima di trovare un altro volo per Milano a quel prezzo sono quasi scoppiata a piangere. Dopo molte ore passate al telefono dell’aeroporto, sono riuscita a trovare un biglietto per l’Italia due giorni dopo, stavolta diretto a Roma. Poi da Roma ho dovuto prendere il treno e dopo 6 ore e mezza ho finalmente raggiunto Torino.
Forse il mio viaggio per l’Italia è stato un pò caotico, ma pensiamo un attimo al traffico di ragazze nigeriane e ai loro spostamenti attraverso l’Africa Occidentale e poi nel Sahara, prima di prendere un volo per la Francia e da lì un treno o un pullman che finalmente le porti in Italia.
Quando arrivano, cominciano a lavorare immediatamente. Anch’io ho deciso di cominciare a lavorare, a fare lo stage immediatamente. Ma fate attenzione alle parole chiavi – io ho deciso. Sono arrivata a Torino mercoledì a mezzanotte e giovedì mattina ho cominciato lo stage con Tampep. Lavoro in un ufficio con persone simpatiche, che mi hanno accolto con belle parole; tutti noi possiamo tornare a casa alla fine della giornata, non abbiamo un debito di 30.000 euro con il nostro capo come ricompensa per il “lavoro” che ci ha trovato. Non sono arrivata quella notte ed immediatamente invitata ad indossare vestiti corti e a prostituirmi.
Quale il senso di questo lungo paragone? Sicuramente non quello di voler mostrare come io e queste donne, quelle nigeriane e tutte le altre vittime delle tratte che passano per l’Italia (dall’ Est Europa, dal Nord Africa, ecc.), facciamo parte di mondi diversi. Anzi, serve a sottolineare come loro avessero speranze di trovare lavoro in Italia così come io con il mio stage. Pensavamo speranzose ai nostri futuri lavori e mentre io posso vivere questo sogno lavorando con Tampep loro si sono trovate con lavori non scelti a differenza del mio. Spero solo che un giorno possano lavorare con Tampep e combattere contro la tratta delle persone e l’ingiustizia. Spero che avranno di nuovo la libertà di scegliere un lavoro che permetta loro di essere libere e di realizzare qualcuno o tutti i loro desideri.
Posted By Michelle Lanspa
Posted Feb 6th, 2009